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Dott.ssa Maria Letizia Deriu - Biologa

Falsi miti tra allergie e intolleranze

Aggiornamento: 9 ago 2020


Negli ultimi anni stiamo osservando un aumento del numero di persone che ritengono avere intolleranze alimentari e che lamentano diversi disturbi a seguito dell’assunzione di determinati cibi: gonfiori, dolori addominali, cefalee, diarrea, aumento di peso.

Allo stesso tempo sono nati diversi test per identificare le intolleranze alimentari che si basano su diversi principi ma ancora oggi la comunità scientifica è ancora molto scettica. Ma prima di addentrarci meglio sulla questione vediamo insieme alcune definizioni.


Prima di tutto ricordiamo che le reazioni avverse agli alimenti, furono già identificate nel corso del І secolo a.C. dai medici dell’antica Grecia. Anche Ippocrate (460-370- a.C.) aveva osservato che l’ingestione di latte vaccino può provocare disturbi gastrici, orticaria e cefalea e successivamente Galeno (131-210 d.C) sembra che curasse malati di allergia alimentare.

Oggi tendiamo a distinguere un’allergia da un’intolleranza alimentare.



L’Accademia Europea di Allergologia ed Immunologia Clinica utilizza il termine “reazione avversa al cibo” andando a distinguere due grandi classi:


  1. disturbi mediati da meccanismi immunologici: le allergie

  2. disturbi non mediati da meccanismi immunologici, ma da una reazione tossica: le intolleranze


Vediamo meglio le due definizioni.


Lallergia, è una reazione esagerata del sistema immunitario che si scatena in risposta a un elemento (allergene) che viene riconosciuto dal nostro organismo come estraneo e contro il quale si prepara alla difesa, innescando una serie di reazioni che coinvolgono il sistema immunitario. Si genera così quella che viene definita una “risposta immunitaria”.

Nel caso dell’allergia alimentare (AA), si verifica una reazione immunologica avversa al cibo.

L’allergene è spesso rappresentato da componenti alimentari di natura proteica o mediate da anticorpi della classe IgE.

I segni e i sintomi possono variare da essere lievi o molto gravi fino a portare in alcuni casi a shock anafilattico. La caratteristica fondamentale è l’immediatezza della loro insorgenza: i sintomi insorgono a breve distanza dall’assunzione del cibo (1 - 2 ore) e sono tanto più gravi quanto più precocemente insorgono.

È perciò una vera e propria malattia con precise caratteristiche che riguarda singoli individui geneticamente predisposti.


Gli alimenti responsabili della stragrande maggioranza delle AA sono: latte, uova, arachidi, pesci, frutta secca, soia, arachidi, noci, pesci, crostacei, verdura e frutta.


Un’ intolleranza alimentare invece, indica l’incapacità da parte dell’organismo di tollerare determinate quantità di un’alimento. Questo significa che l’assunzione oltre una certa quantità, non viene sopportata dall’organismo che quindi si “ribella” perché non riuscirà a digerire l’alimento: è una reazione tossica.

In questo caso quindi il sistema immunitario non è coinvolto e non si scatena una risposta immunitaria, a differenza dell'allergia (reazione non tossica) che non dipende dalla dose assunta.


Le intolleranze le possiamo distinguere in :


  1. tipo enzimatico: incapacità dell’organismo di metabolizzare alcune sostanze contenute negli alimenti a causa di carenze enzimatiche. Un esempio è l’intolleranza al lattosio dovuta alla carenza o assenza della “lattasi” enzima necessario alla digestione del “lattosio”, zucchero presente nel latte e latticini.


  1. Tipo farmacologico: incapacità dell’organismo di metabolizzare sostanze dotate di attività quale istamina, caffeina, teofillina e alcool etilico.


Il mondo delle reazioni avverse agli alimenti presenta ancora molti aspetti da approfondire e uno dei punti controversi oggi è proprio l’utilità dei test utilizzati per individuare tali reazioni.




Test diagnostici


Per le allergie alimentari è necessaria un’accurata visita allergologica e sono disponibili test diagnostici validati scientificamente: cutanei (prick test), ricerca di anticorpi IgE alimento specifici (RAST test), e test istologici (studio dei tessuti del corpo umano coinvolti nell’allergia) con biopsia intestinale (prelievo di un frammento di tessuto intestinale).


Per le intolleranze alimentari ci sono tutta una serie di test “diagnostici” (vega test, biorisonanza, kinesiologia, dria-TEST, test- citotossico, ecc) che ancora oggi purtroppo dalla comunità scientifica non vengono considerati attendibili. I così detti test “alternativi” non vengono considerati attendibili in quanto sono privi di validazione scientifica e non sono riproducibili (se effettuati più volte di seguito danno risultati diversi). Per cui la loro efficacia non viene riconosciuta.

Inutile e scientificamente infondata è anche la ricerca di anticorpi IgG specifici per alimenti, oltre ad essere molto costosi.

Di conseguenza i test “alternativi” sulla base dei dati scientifici disponibili oggi, non vengono considerati strumenti affidabili per individuare intolleranze alimentari.


Ad oggi gli unici test delle intolleranze validati scientificamente sono solo due, che comprendono la ricerca di particolari anticorpi nel sangue e la biopsia intestinale:


  • il breath test: utilizzato per individuare l’intolleranza al lattosio

  • test per la celiachia: utilizzato per individuare l’intolleranza al glutine


E’ importante ricordare che una diagnosi non corretta sulle intolleranze, porta le persone a modificare le proprie abitudini alimentari senza che ci sia una effettiva necessità, esponendosi a disequilibri nell’apporto di nutrienti e a carenze nutrizionali.


Devo aggiungere infine che nella mia pratica quotidiana in studio ho spesso osservato in effetti che una buona analisi alimentare e dei disturbi descritti a carico del sistema gastro-intestinale, porta già ad individuare gli alimenti che possono dare maggior fastidio evitando costi per test che oggi non vengono considerati attendibili scientificamente.

Bisogna distinguere caso per caso in base all’ entità dei disturbi che vengono descritti, ma la procedura è quella di eliminare temporaneamente gli alimenti sospetti per poi essere reintrodotti in un secondo tempo, osservando la completa risoluzione dei fastidi evidenziati in precedenza. Ovviamente se i disturbi persistono, la collaborazione con il medico curante e di un allergologo, nel caso di una sospetta allergia, diventano essenziali.



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